• Sheva
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    Dopo le parole pronunciate da Silvio Berlusconi a margine di Milan-Juventus di domenica scorsa, il rapporto tra Carlo Ancelotti e il patron rossonero sembra ormai arrivato ad punto di non ritorno ed è sempre più probabile un addio del tecnico a fine stagione.

    Nella serata in cui si svolgeva il Trofeo dedicato a suo padre, Berlusconi s'era infatti lasciato andare a dichiarazioni non proprio di stima nei confronti delll'allenatore di Reggiolo.

    "Un sarto distratto può rovinare una buona stoffa e l'ho detto ad Ancelotti: con una rosa così anch'io potrei allenare il Milan - aveva detto Berlusconi - Ci sono situazioni in cui bisogna stare attenti: per esempio, una volta passati in vanatggio, con il tasso tecnico in nostro possesso, dovremmo nascondere la palla agli avversari fino alla fine. Comunque sono frecciate al tecnico per tenerlo sveglio".

    Non soddisfatto di quanto pronunciato davanti a microfoni, con tanto di riferimento sartoriale che ha ricordato le critiche fatte a suo tempo ad Alberto Zaccheroni, il numero uno di Via Turati sarebbe sceso pure negli spogliatoi per ribadire i concetti anche davanti alla squadra.

    Proprio l'esternazioni private, oltre a quelle pubbliche, avrebbero ulteriormente seccato Ancelotti, vistosi dare "lezioni di tecnica" anche nel luogo in cui l'allenatore non dovrebbe mai essere messo in discussione.

    Quanto accaduto domenica è del resto l'ultima "esternazione" in ordine di tempo fatta da Berlusconi ai danni di Ancelotti, una lunga polemica che ha avuto nella "teoria delle due punte", sempre e comunque, il principale pomo della discordia.

    Oltretutto, ai dissidi con il patron, Ancelotti ha dovuto affiancare quelli con Adriano Galliani e la dirigenza, che questa estate gli ha preso Vieri senza neppure chiedere il suo parere, non ha ceduto Kaladze come previsto, non ha fatto abbastanza per tenere Crespo e ha autorizzato Shevchenko ad operarsi a sua insaputa.

    Così, indipentemente dall'esito della stagione, Ancelotti sta seriamente pensando di lasciare (il Real Madrid, dove c'è Sacchi e la Roma, società a lui sempre vicina, lo segono con attenzione) e in casa-Milan starebbero già valutando le alternative.

    In ossequio alla strategia del "tecnico di casa", la rosa dei candidati alla panchina rossonera si restringerebbe ad allenatori che abbiano un recente passato nel Diavolo, in particolare a Mauro Tassotti, Roberto Donadoni, Frank Rijkaard e Marco Van Basten.

    Il primo è assai apprezzato dalla dirigenza e già ora è qualcosa di più di un "secondo" per Ancelotti, dirigendo spesso parte degli allenamenti sotto il profilo tattico: tuttavia il "Tasso" sarebbe poco predisposto a "tradire"il suo vecchio amico e, comunque, pare intenzionato a fare esperienza come allenatore in capo prima di dirigere il Milan.

    Discorso simile per Roberto Donadoni, che ha sì già allenato in prima squadra ma non ha ancora guidato una formazione con ambizioni di Scudetto o Coppe mentre Rijkaard, il vero sogno milanista, è praticamente blindato dal Barcellona, con cui ha vinto la Liga e con cui ora punta al successo in Champions League.

    L'ipotesi più probabile sembra dunque quella di Marco Van Basten, alla guida della Nazionale olandese almeno fino ai Mondiali 2006: dopo la rassegna iridata in Germania, l'ex-Pallone d'oro potrebbe però o lasciare la direzione tecnica "orange" e dedicarsi solo al Milan o mantenere entrambi i ruoli, impresa non impossibile a livello pratico.

    Se dunque ci sono dubbi su chi possa essere il suo erede alla guida del Diavolo, una cosa sembra ormai assai probabile: l'anno prossimo non ci dovrebbe essere Carlo Ancelotti sulla panchina del Milan.